( Intervento per iscritto alla seduta plenaria del Parlamento Europeo del 26 ottobre 2016 a Strasburgo )
I numeri della crisi umanitaria che stiamo vivendo sono drammatici. E, come sempre, il prezzo più grande lo pagano i bambini. Autorevolissime fonti, come l’unhcr, l’Unicef, Oxfam ci consegnano una situazione tragica. Più del 50% dei profughi sono bambini o ragazzi sotto i 18 anni, nei primi 7 mesi del 2016 erano ben 13.705 i minori non accompagnati sbarcati in Italia e poi, il più drammatico, nei primi sei mesi del 2016, 5.222 minori non accompagnati sono stati dichiarati “scomparsi”. L’accoglienza dei minori non può seguire le regole, i tempi, le procedure di quella degli adulti. I bambini hanno bisogno di cure, di attenzioni, hanno bisogno di sostegno psicologico, hanno bisogno di rassicurazioni, hanno bisogno di sentirsi al sicuro. L’Europa è ancora la terra dell’accoglienza, abbiamo tutti nella memoria la foto di Emilia Kamvisi, la “nonna” di Lesbo che dava il latte al neonato arrivato sulle coste dell’Isola. L’Europa è orgogliosa delle sue “nonne”, dei suoi “pescatori” di tutti gli eroi improvvisati che salvano la vita di migliaia di persone. Ma ai bambini come quello in braccio a Emilia l’Europa non deve solo salvare la vita, deve offrirgli un futuro.